PANNA MONTATA

[Ph.Kyuriryu]



Ieri un incontro fugace ha chiuso la mia giornata con una dose generosa di panna montata, di quella artigianale e senza zucchero, che raramente trovo nelle gelaterie. 
Mi trovavo sulla Metro A, stazione Cornelia, rapito dai miei progetti imprenditoriali e da idee sempre più innovative, anche se vi consiglio di leggere queste parole in modalità eufemismo. Il vagone era semi-deserto, solo con una coppia di eroinomani vintage, una guardia giurata rapita da Candy Crush e Lello Altrove, o almeno così recitava la targhetta sulla polo sgualcita. All'improvviso, nonostante avessi gli auricolari connessi su Superunknown dei Soundgarden, un rumore sordo ha afferrato la mia attenzione, ma dopo un timido tentativo di identificazione sono tornato al mio Risiko esistenziale, senza niente in mano. Il rumore si è ripetuto più volte in pochi secondi, crescendo d'intensità e frequenza, e allora ho deciso di armarmi di buona volontà, fermare la musica e risolvere l'enigma. Qualcuno stavo bussando sul vetro di fronte a me e faceva il mio nome, ma un diverbio surreale tra la coppia di eroinomani e i vetri oscurati non mi aiutavano a riconoscerlo. Ho avvicinato la testa ed ho finalmente intravisto un iconico Mario Comi, compagno di emarginazione durante i primi anni universitari, che mi salutava con un mix di stupore ed entusiasmo.
Era uguale a 15 anni prima in tutto e per tutto, gli mancava solo la Peroni da 66, che solitamente impugnava con orgoglio già alle 9 di mattina, tra citazioni pop e provocazioni metafisiche. Una mente brillante, in tuta e cappellino, che non aveva paura di mischiare Bergman e Bluvertigo, Heidegger e Astrologia, Hip Hop e Decostruzionismo, ma soprattutto di farlo a gamba tesa e voce alta in una platea mediamente assopita e conformista. La propensione ostinata alla provocazione talvolta lo portava sulla soglia del gratuito, ma la sua ricerca onnivora di nuove conoscenze e forme di espressione lo rendevano unico.
Abbiamo sempre avuto un rapporto conflittuale, ben consapevoli di averlo. Per il suo modo di porsi verso il mondo io ero troppo riservato e poco desideroso di rompere schemi, ma ieri istintivamente ho provato un grande bene nei suoi confronti. Sarà che in pochi secondi mi ha tolto tre lustri con estrema semplicità, sarà che il suo sorriso era oltremodo contagioso, sarà che l'effetto sorpresa nobilita tutto, ma se il treno non fosse partito dopo pochi istanti lo avrei abbracciato e gli avrei offerto Peroni da 66.
Dopo pochi secondo l'obiettivo di distruggere le armate viola ha preso nuovamente il sopravvento, ma il buon umore mi ha accompagnato per il resto della giornata, con altri giri gratuiti sulla giostra dei ricordi.





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