GIOVANI PREMESSE


Ore 13:30
Viale Somalia.
Prendo il 63.
Direzione Rossellini.
Due sedicenni profumati e ben vestiti intrattengono i passeggeri dibattendo ad alta voce di demografia.
Alla discesa dall'autobus di due persone, che uno dei loro ultimi Presidenti del Consiglio avrebbe goliardicamente definito 'abbronzate', la conversazione sale di livello.
Nel frattempo gli altri passeggeri continuano a fingere di trovarsi in ascensore con un estraneo.
Giovane promessa A [Il categorico]:"Che schifo 'sti negri...Che puzza...Ormai so più dell'itagliani...Stanno a rovinà 'sto paese 'tacci loro...So li peggio...".
Giovane promessa B [Il sensibile]:"No dai...Guarda che li zingheri so peggio...".
La conversazione si fa bipolare.
Forse solo il televoto ci avrebbe potuto dare la soluzione al dilemma:
L'Italia è stata rovinata dai negri o dai zingheri?
Mario docet.
Alla fine le due giovani premesse optano per una soluzione aperta e corale, dal sapore beckettiano:
"Che schifo!".
Seguono grasse risate, appoggiate sulla fierezza del loro razzismo.
Poi lasciano il palcoscenico e gli altri passeggeri scendono dall'ascensore e tornano a parlare delle condizioni meteorologiche previste per il fine settimana. 
Mi torna in mente l'illuminazione di un estraneo che, qualche sera prima, aveva decorato la bevuta che mi stavo facendo con tesi sovversive:"Parlare in Italia di razzismo è un falso storico. Roma è una Babilonia fin dai tempo dell'Impero Romano. Se semo sempre mischiati. Il Razzismo non esiste...".
Prendo l'ascensore.

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