ROMA-SAMPDORIA 0-2: NIENTE IN CONTRARIO

Foto di Pegaso



Preferisco tenere un profilo basso e ammettere che per un tifoso della Sampdoria come me, che vive a Roma da venti anni, è stata sicuramente una serata piacevole. La passione dei romanisti è bella, a tratti surreale, ma se la subisci per decenni finisci per provare piacere per le loro sofferenze sportive. Se poi le loro sofferenze sportive invadono radicalmente la loro vita non posso farmene una colpa. 
Il loro bullismo umorale e vittimistico mi ha sempre fatto compagnia, da quando alle Medie mi sentivo cantare 'Genova puzza de pesce etc...', benché io fossi della provincia di Siena, a quando nel 2010, con la sua vittoria all'Olimpico, la Sampdoria divenne la causa della perdita dello scudetto, benché, grazie anche a quella vittoria, i blucerchiati presero parte ai preliminari di Champions League. 
Il romanista medio verso la Roma è materno, ma sul modello mamma italiana, e quindi il proprio figlio ha sempre ragione. Piange e si lamenta se il suo bambino torna con un ginocchio sbucciato, ma è ben disposto a chiudere gli occhi se è il proprio figlio la causa delle ginocchia sbucciate degli altri bambini. Per averne conferma basta ascoltare in una radio romana una telefonata ad una qualunque trasmissione calcistica dedicata alla 'maggica'. Non sarà difficile trovarla, ce ne sono in quantità industriale. Il mio vero derby è sempre stato Roma-Sampdoria e, pur nello spirito di Palla al piede, se stasera è finita così IO me ne farò una ragione. Non ho niente in contrario.
Penso che in quella penosa scena finale in cui, sotto di due goal e a un minuto dalla fine, Florenzi spinge Eder per invitarlo a velocizzare il cambio, nonostante il brasiliano non stesse uscendo lentamente come spesso accade in queste situazioni, ci sia tutto.
Non sapete perdere, ma il vero problema è che non sapete vincere. 
Tanto i tifosi quanto i giocatori, in una sorta di trance collettivo.
Passionali, ma perennemente antisportivi. 


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