UN MESTIERE FATICOSO
Ph. Ghaith AL Ajmi
Lo confesso: per me socializzare è un mestiere faticoso, fuorviante e mal pagato. Nelle persone che restano il più delle volte inciampi senza dargli peso. Ti entrano nelle vene mentre pensi ad altro e, in attesa che la vittima riesca a guardare oltre il proprio naso, continuano a fare i loro comodi con approccio zen. Quasi fosse una vendetta per la tua indifferenza. Quasi l'amicizia fosse un piatto da servire freddo.
Le mie performances sociali non son mai diventate virali e ai flash mob continuo a preferire nascondino, ma la pura casualità degli incontri importanti ha la mia sottoscrizione e, voglio esagerare, una valenza scientifica. Loro sanno sempre come tenersi a debita distanza dagli artifici del pensiero e dalle sue ostinate idealizzazioni. Alla larga da relazioni cercate, pensate e già consumate nella nostra immaginazione, ma proprio per questo irrimediabilmente irreali.
La mente ha i suoi limiti è evidente, almeno sul sociale. Che si tratti di vanità o di un precario senso dell'orientamento, arriva a comprendere solo in un secondo momento che l'idea di una persona non è la persona stessa. Sempre alla ricerca di conferme per le proprie intuizioni o di trame avvincenti per i corpi che pilota, la mente a tende prendersi troppo sul serio.
Tu non sopravvalutarla e serve: disobbedisci!
Roma, 02/07/2011
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