ANALFABETISMO FUNZIONALE vs BULLISMO INTELLETTUALE

'Hand'
Ph. Anna



Farsi grandi sui limiti altrui non è certo una manifestazione di coraggio o di valore, ma dall'uso massiccio che ne viene fatto deve sicuramente avere influssi positivi sull'autostima.
A quanto pare oggi è diventato un atteggiamento impopolare, ma credo che, di fronte agli errori grossolani, ai pregiudizi o alle interpretazioni sbagliate, provare a dare ulteriori chiavi di lettura con pacatezza sia sempre e comunque l'unica strada che abbia senso percorrere. 
Lo so spesso è sconfortante, tra chi la butta subito sul personale e chi procede per slogan, tra chi manifesta indifferenza per i nessi logici e chi vive di assoluti, ma è comunque più sensato che fare del bullismo intellettuale (è la definizione che al momento più si avvicina a quello di cui vorrei parlare, ma prendetela con le pinze).
Le forme di analfabetismo cognitivo (pare che adesso siano tutti esperti a riguardo) sono sempre più sotto i riflettori, a volte fanno sorridere, altre volte creano sconforto, ma di fatto sono manifestazioni di reali difficoltà cognitive, di oggettiva mancanza di strumenti di comprensione, che vanno oltre le opinioni, oltre l'essere conservatori o progressisti (per quello che vuol dire), oltre l'essere atei, agnostici o religiosi.
Sottolineare le difficoltà cognitive degli altri, mostrare disgusto o riderne pubblicamente, alla lunga può diventare un atteggiamento da miserabili, che pone l'accento sulle distanze e ne fa uno scudo protettivo invece di provare a colmarle.
E' vero che il bullismo di chi taccia di buonismo ogni forma di tolleranza, o di intellettualismo ogni visione problematica delle cose, è altrettanto violenta, ma occhio per occhio credo che sia una reazione sbagliata, e soprattutto improduttiva, anche in questo caso.
Il proprio valore si mostra sfidando chi ha più di noi, che si tratti di potere, di strumenti cognitivi o di cultura in senso lato, mettendo in discussione o a disposizione ciò che riteniamo ci renda migliori.
A chi è qualche passo indietro si può tendere la mano, magari chiedersi il perché non sia interessato ad andare oltre, ma puntare il dito e sorridere è sempre e comunque una forma di bullismo.
I social sono ormai stracolmi di manifestazioni di analfabetismo funzionale, come lo sono anche di bullismo intellettuale o pseudo-intellettuale, e onestamente di fronte ad entrambi provo sempre più disagio e credo che spesso sia accomunati più da un desiderio di compiacimento che di comunicazione.
Un tempo i sapienti si mettevano a disposizione della comunità, dalla quale venivano per lo più riconosciuti per il loro ruolo e stimati, ora tendono a pisciarci di gusto e vengono vissuti come una sorgente di noia e sopraffazione.
Non mi sento e non sono un intellettuale o un sapiente, ma nel mio piccolo chiedo scusa a tutte le persone che ho deriso per ragioni culturali e/o cognitive, nutrendo la mia vanità e la mia insicurezza invece di tendere la mano e provare a fare qualcosa di costruttivo.

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