GIOCHIAMO A MATTIA?

  


Mattia è un bambino non verbale di 8 anni, con disturbo dello spettro autistico a basso funzionamento e lievi difficoltà motorie.
Quest'anno ha fatto il suo ingresso in una scuola primaria romana e, nonostante abbia un rapporto conflittuale con le sedie a causa di una costante iperattività, ogni mattina corre senza esitazione verso il suo posto, nell'ultimo banco a destra.
Inizialmente gli altri bambini lo guardavano come se fosse un alieno, i più timidi lo fissavano spalancando la bocca, i più estroversi, in una fiera non-stop dei perché, si avvicinavano ponendo continuamente domande e altri, anche a causa del suo forte reflusso e di una salivazione incontrollata, si schifavano semplicemente.
Va detto però, che Mattia ci mette del suo e che le relazioni sociali non sono certo il suo forte. Per esempio, da buona forchetta insaziabile, si avventa sulle merende dei compagni senza scrupoli, ma quando il cibo è a distanza di sicurezza sa comunque essere dolce e affettuoso.
Gli altri bambini si stanno gradualmente abituando alla sua presenza, lo salutano spesso con affetto e da qualche giorno non mancano i tentavi di giocarci assieme durante la ricreazione, specialmente da parte delle compagne, che già manifestano uno spirito assistenziale maggiore dei maschietti.
Mercoledì Mattia era più stanco del solito, faticava a mantenere l'equilibrio e si lasciava cadere con una frequenza maggiore rispetto al solito. Un gruppo di bambine ha chiesto di giocare con lui e insieme sono andati in giardino e poi a fare una passeggiata. A coppie si alternavano nel tenergli le mani e lo riempivano di carezze, ora provando a fare i giochi e le attività che Mattia fa solitamente in classe, ora coccolandolo come se fosse un bambino molto più piccolo di loro.
Con il passare dei minuti, alla curiosità e all'affetto iniziale, è subentrato un crescente spirito competitivo e alcune compagne hanno iniziato a litigarsi la possibilità di tenere Mattia o a vantarsi con le amiche e la maestra di quanto fossero brave a prendersene cura.
Altre bambine, che stavano facendo ricreazione nello stessa area della scuola, nel frattempo hanno iniziato ad interessarsi e a chiedere di giocare con lui, che si lasciava coccolare senza battere ciglio o ricorrere alla consolidata strategia della fuga improvvisa. Le maestre hanno cercato di spiegare alle compagne escluse che era meglio non essere in troppi e che avrebbero potuto giocare con Mattia il giorno seguente.
Trascorrono i minuti e quando rialzo la testa vedo, in una sorta di flash mob improvvisato, le bambine escluse suddivise in gruppi di tre che imitano le compagne che stanno giocando con Mattia. Al centro chi interpreta Mattia, che si lascia cadere a terra ogni due tre passi con tanto di simulazione del reflusso, ai lati altre due bambine che lo tengono per mano e lo accarezzano.
Mi dirigo verso la maestra per farglielo notare, ma non faccio in tempo a raggiungerla che una bambina ci viene incontro lamentandosi:
- Maestra non mi fanno giocare neanche loro!
- Ludovica, ma a che state giocando?
- Stiamo giocando 'A Mattia' e il mio turno non arriva mai...
- Tesoro mio, non chiamiamo questo gioco 'A Mattia' chiamiamolo 'Aiutiamoci a vicenda'. Adesso chiama le tue compagne che dobbiamo tornare in classe, dai...
La bambina torna a giocare e la maestra chiude il flash mob con un sorriso e rovlgendomi una battuta:
- Non tutti i bambini hanno la stessa sensibilità...
La ricreazione finisce e sia chi giocava con Mattia, protagonista incluso, che chi giocava 'A Mattia', protagonista escluso, si mette in fila per rientrare in classe.
E voi?
Con i vostri figli, o con i vostri alunni, cosa fareste?
Li lascereste giocare 'A Mattia'?

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