POLITICI E CORTIGIANI CONTRO FILOSOFI E PROFETI


Nel marzo del 1626, dopo logoranti attese, giunge a Napoli da Madrid la lettera che delega ogni provvedimento su Campanella al viceré, a cui segue il 23 maggio la liberazione sotto cauzione. Poco dopo essere uscito da Castel Nuovo per fare ritorno al convento di San Domenico, il filosofo calabrese, su ordine del Sant’Uffizio, viene condotto a Roma sotto copertura, dove, imprigionato nel Palazzo dell’Inquisizione, viene circondato nuovamente dall’avversione e dal sospetto, che producono in lui un’amarezza ed uno sconforto che non restano inespressi(83). I contorni del nuovo ‘soggiorno’ romano assumono ai suoi occhi tratti paradossali, che nascono dall’evidente contrasto tra gli ultimi otto anni di prigionia, trascorsi impartendo lezioni e guadagnandosi progressivamente il rispetto degli oppositori, e l’attuale situazione, che lo vede recluso nel cuore della cristianità tra diffidenze e rinnovate persecuzioni. Oltre agli echi delle vecchie imputazioni di eresia e ribellione, ad essere messe sotto accusa, provocando grande sofferenza allo Stilese, che in esse ha riposto l’unica possibilità di comunicare la propria verità, sono nuovamente le sue opere, contro le quali vengono invocate ulteriori revisioni. 
Nel contesto fin qui delineato si inserisce la stesura di un opuscolo, recentemente rinvenuto, in cui il tema dello scontro tra il profeta ed il politico si intreccia alle vicende autobiografiche che seguono la liberazione. E’ un testo privo del titolo, poi nominato dalla curatrice dell’unica edizione Politici e cortigiani contro filosofi e profeti, e del nome dell’autore, ma con indizi sufficienti ad individuarne in Campanella l’artefice e nel 1627 la data di composizione(84). L’opposizione tra il profeta ed il politico si gioca, in una prospettiva tipicamente campanelliana, all’interno del disegno provvidenziale di Dio, riflettendo i termini relazionali che rispondono ad un altro grande tema: quali sono le ragioni profonde che legittimano la contrapposizione storica tra la sofferenza dei buoni e l’affermazione dei malvagi?
Partendo da argomentazioni fortemente autobiografiche, lo Stilese cerca di dimostrare come la sciagura del filosofo non porti in sé la traccia dell’errore, o del conseguente castigo di una colpa, ma debba essere interpretata in riferimento al quadro universale in cui trova le proprie origini. Ricorrendo ad alcuni principi portanti della sua metafisica, lo Stilese riafferma con forza la necessità di concepire la realtà come dispiegamento delle gradazioni e modulazioni infinite della sapienza di Dio, al fine di comprendere le ragioni dell’esistenza del male senza che la presenza del divino in ogni remota particella della natura, anche apparentemente insignificante, possa essere messa in discussione. La questione del male deve essere esaminata in questa prospettiva, capace di sposare il punto di vista della totalità e con essa dotare di senso e fine la presenza del negativo, attribuendo al male, all’interno della vicissitudine globale dei rapporti tra le cose, frutto di un incessante succedersi di scontri, una funzione positiva, perché «se non ci fusse fame, guerra, sete, male bestie, freddo e caldo, non ci saria filosofia, né medicina, né matematica, né meccanica, né arte di pace e di guerra, né navigatoria, né la scienza delle stelle e degli elementi e altre cose nocive e utili, né si stimeria il bene, né ci saria l’accortezza, né la prudenza, né virtù alcuna di quelle per le quali si schifa e vince il male, e s’acquista il bene»(85). L’azione del male si rivela quindi utile all’esercizio del bene, come mostra anche la rilettura che il filosofo calabrese offre del proprio percorso esistenziale, che, privandolo per decenni della libertà, gli ha permesso di meditare a lungo, in una titanica sofferenza, sull’immortalità dell’anima e, soprattutto, di riformare «tutte le scienze secondo la natura e la Scrittura»(86)
Alla ‘redenzione’ del male attraverso il ristabilimento della sua specifica dimensione universale, segue la delineazione dei tratti distintivi dei malvagi, che, finalizzando la propria esistenza al conseguimento del bene privato, hanno invece scelto una prospettiva parziale, edificata sulla negazione di Dio e della provvidenza divina. Ciò ci introduce al tema che, in riferimento alla dottrina politica campanelliana, più ci interessa, ovvero la caratterizzazione della figura del politico machiavellista, interprete, come tutti i malvagi, di una visione parziale del reale, finalizzata alla realizzazione di interessi personali, e «quello che qui più colpisce è l’audacia con cui Campanella denuncia l’irruzione dei comportamenti da lui detti politici e machiavellici nel cuore stesso del mondo ecclesiastico»(87). In Politici e cortigiani contro filosofi e profeti troviamo infatti una cruda descrizione delle corti come luoghi capaci di testimoniare in modo esemplare la diffusione delle arti politiche, nei quali «gl’omini mal boni sovente diventano ben pessimi, etiam li credenti, perché vedendo con questa politica andarsi avanti chi mira solo al proprio interesse puerilmente, senza mirare al male che viene alla comunità, e per conseguenza a lui e a posteri […] si sforzano di non essere inferiori all’altri cortegiani»(88). Alla figura del politico e del cortigiano è quindi contrapposta quella del filosofo e del profeta, portatore di un interpretazione totalitaria  delle vicende umane, da cui ha origine la consapevolezza delle esatte connessioni tra le parti ed il tutto. L’avversione e la diffidenza contro i sapienti, e le novità di cui sono depositari, danneggiano le comunità umane anche da un punto di vista specificatamente politico, perché privano i sovrani del supporto dei virtuosi, costringendoli a sostenersi sulle subdole arti dei cortigiani. In questa prospettiva si esplicitano le ragioni della persecuzione dei profeti, capaci di far luce sui meccanismi delle corti, mettendo a repentaglio la conservazione dei miseri onori e degli interessi personali dei suoi interpreti. 
Benché in questo opuscolo, frutto di uno sconfortante ritorno negli ambienti romani, trovi conferma «una visione della realtà politica ed ecclesiastica del tutto disincantata […] ciò non ha il potere di incrinare la sua fiducia nella missione del filosofo»(89), nella cui prospettiva anche il male trova il proprio significato universale. 



Note
(Fig. 4/bIl prezioso disegno al carboncino (mm 143 x 135) si conserva nella Bibliothèque Municipale di Lille e fu rintracciato da Luigi Firpo che per primo lo pubblicò. Il disegno, non firmato, fu incollato successivamente sulla c. 349r del codice 690 della Biblioteca – precedentemente segnato 463 – che era appartenuto a Isaac Bullart e a suo figlio Jacques-Ignace. Cfr. L. Firpo, op. cit., schede nn. 9-10, pp. 43-51; E. Canone, L’iconografia campanelliana tra realtà e fantasia, cit., pp. 17-18 e tavv. VI-VII.
(83) E’ emblematico, a riguardo, un memoriale inviato al cardinale Francesco Barberini, nel quale, costretto nuovamente a difendersi dalle accuse contro la sua persona ed i suoi libri, Campanella cerca di individuare, oltre le ragioni ufficiali, le vere cause delle reiterate persecuzioni contro di lui, cfr. Lettere 1595-1638, a cura di G. Ernst, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa-Roma 2000, pp. 85-94.
(84) Cfr. Politici e cortigiani contro filosofi e profeti, in G. Ernst, Il carcere il profeta il politico, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa-Roma 2002, pp. 135-179, alle pp. 143-79. Nell’impossibilità di una identificazione certa con gli opuscoli ricordati dal Campanella, la curatrice ha optato per un titolo capace di rispecchiare il tema centrale dello scritto. Per la datazione sono invece sufficienti i richiami interni all’opera, cfr. Ivi, cap. VI, p. 155; cap. X, nota 123; cap. VIII, p. 164.
(85) Politici e cortigiani contro filosofi e profeti, ed. cit., VI, 2, p. 154.
(86) Ivi, VI, 3, p. 155.
(87) G. Ernst, ivi , Introduzione, p. 140.
(88) Ivi, VIII, p. 162.
(89) Ivi, VIII, p. 141.







Tesi di laurea di Michele Nucciotti
Relatore Prof.ssa Germana Ernst
Correlatore Prof. Giacomo Marramao


ANNO ACCADEMICO 2005/2006


Commenti

Post più popolari