IL RUOLO PROFETICO DEL POETA







1.2.  Il ruolo profetico del poeta




Aldilà di ogni datazione specifica, bisogna ricercare l’atmosfera che fa da sfondo alle prime sperimentazioni campanelliane con «metrica barbara», nella percezione, intensamente vissuta dal filosofo calabrese alla fine del ‘500, dell’imminenza di radicali cambiamenti storici.
Oltre ad una rifondazione naturalistica, che sappia dare risposte sulle cause originarie dell’azione magica della poesia, è proprio a questa dimensione profetica che dobbiamo appellarci per legittimare la rivendicazione campanelliana di essere distinto nettamente dai precedenti tentativi di poesia 'barbara'.
Il rinnovamento metrico è in sintesi «una tessera di un più ampio progetto di rinnovamento del sapere e della condizione umana»[310], che fa assumere alla «metrica barbara», in cui il Nostro individua un punto di svolta e di rinascita dell’intera tradizione poetica, i tratti decisi della risposta ad una missione profetica. Ma perché una risposta venga in superficie è necessaria la presenza di qualcuno che sappia porre la domanda, individuando il giusto interlocutore e, nel caso di una risposta sul futuro, è necessario qualcuno che sappia coglierne le tracce nel presente, prevederne, nel suo progressivo realizzarsi, le relative conseguenze e guidare in base ad esse la propria azione.
Tutto questo è possibile a patto che il poeta, e in questo più che mai profeta, sappia porre il proprio sguardo dentro e fuori la storia, per cogliere, da una prospettiva privilegiata ma ricca di responsabilità, le possibili mutazione storiche e connettersi armonicamente con il loro naturale avvicendarsi.
Campanella ritiene con determinazione di potersi collocare in questa posizione, necessaria per apportare cambiamenti che non siano solo formali, e ciò spiega ulteriormente l’enfasi che accompagna le elegie e le testimonianze autobiografiche sulle sperimentazioni che in esse trovano la loro massima espressione. Necessario non è solo il rinnovamento metrico nella sua prospettiva profetica, ma anche il ruolo che Campanella si attribuisce, la sua missione profetica, che lo pone in un ruolo privilegiato rispetto agli altri attori della «commedia universale»: è attore e spettatore, e, sulla conoscenza che questa seconda posizione gli permette, può e deve agire perché il suo ruolo sia principale e riporti le opere dell’uomo ad imitare quelle della natura.
Il saggio di L. Bolzoni sulla ricerca campanelliana di una nuova metrica si apre proprio con un analisi delle analogie dei meccanismi che si innescano da un approccio con le vicende umane basato su un «immagine del mondo come teatro, e della vita e della storia umana come commedia universale», e una lettura di tali vicende in una prospettiva profetica. In entrambi i casi l’interprete, avendo la possibilità di partecipare alla storia umana da diversi punti di vista, si pone in una  posizione che «libera, in un certo senso, dai limiti del tempo e dalle sofferenza della storia», dalla platea sposa idealmente la causa dell’Uno superando la violenza del molteplice, e nelle trama del presente può cogliere ciò che chi si arrocca nella propria diversità, vivendo pluralità e differenziazione come un prodotto naturale, non potrà mai vedere[311]. Così come non può vedere l’avvicendarsi ciclico della storia e ricondurlo ad una prospettiva eterna ed universale, e collocare, nel nostro caso, l’imminenza del rinnovamento metrico ad una determinata fase del ciclo storico.
Lo schema interpretativo è sempre lo stesso delineato nel De politica, e ad una fase negativa in cui l’uomo si è allontanato drasticamente dalla natura e le sue azioni sono diventate sempre più artificiali ed inefficaci, deve necessariamente seguire il recupero di un rapporto con essa, che coincide a sua volta con un riavvicinamento al vero sapere e un ritorno dell’uomo all’operosità.
Il poeta-profeta, o più genericamente il sapiente, deve agire in questa direzione, cogliere i segni premonitori di questo radicale mutamento, favorirne la naturale realizzazione, cavalcarne l’onda e coglierne gli effetti in egual misura, combattendo ogni opposizione che proceda in un ulteriore e artificiale allontanamento dalla natura. L’adozione della «metrica barbara», una 'metrica quantitativa', si prospetta come l’inizio di un nuovo ciclo che è allo stesso tempo un ritorno alle origini, a cui seguirà un naturale perfezionamento, ed il superamento di una fase di decadenza e servitù, testimoniato dal dominio presente di una ‘metrica qualitativa’, che fa assumere a queste pagine un inaspettata valenza politica. Gli esperimenti di poesia 'barbara' si caricano delle responsabilità che accompagnano ogni dovere, qui allo stesso tempo estetico e politico, o meglio estetico in quanto politico.
Il sapiente, qualunque sia il suo ambito di azione, deve aspirare in egual misura a ripristinare quella trasparenza primigenia, da cui proveniamo e a cui sono naturalmente destinati.


Note
[310] L. Bolzoni, La ricerca campanelliana di una nuova lingua e di una nuova metrica, ed.cit., p. 60.  
[311] Cfr. Ivi, p. 40.  








Bibliografia/Opere su Tommaso Campanella




Tesi di laurea di Michele Nucciotti
Relatore Prof.ssa Germana Ernst
Correlatore Prof. Giacomo Marramao


ANNO ACCADEMICO 2005/2006

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